domenica 15 maggio 2011

Dok: la biblioteca e i bibliotecari più innovativi sono in Olanda

A dispetto di chi pensa che, con il digitale, passare da un tramite per prendere in prestito un eBook non abbia più senso, che ve ne pare della definizione di biblioteca come cuore pulsante di ogni città?
L’esempio più bello viene dall’Olanda, nella cittadina di Delft. 100 mila abitanti, una certa fama dovuta alle porcellane azzurre e al pittore Vermeer, nonché alla sua “concittadina” Griet, nata dalla penna di Tracy Chevalier e meglio conosciuta come “la ragazza con l’orecchino di Perla”. Ma, soprattutto, a Delft si trova una delle biblioteche più innovative del mondo, visitata ogni anno da 500 mila persone: il DOK – Library Concept Center.
Sul web è disponibile la ricostruzione del progetto firmata da uno dei responsabili del Dipartimento Innovazione e Comunicazione del DOK, Erik Boekesteijn, la cui mission personale con cui si presenta su Linkedin la dice lunga sulla passione per il suo lavoro: “Keeping stories, Sharing Stories and Making Stories for the rest of my wonderful life”.
Il mondo in prestito. Con questo slogan, il Dok sintetizza la sua essenza di concept library, un centro culturale in cui ascoltare musica su sedie-iPod musicali con altoparlanti integrati, cercare libri e documenti su grandi schermi touch-screen, sfidare amici ai videogiochi o vedere film su megaschermi, prendere in prestito dei quadri per arredarsi la casa e fare un figurone in un’occasione speciale. Le collezioni tra cui scegliere sono 3: Musica e Cinema (Discotake),Letteratura (openbare Bibliotheek), e Arte (Kunstcentrum). Sono anche la base, insieme alla competenza del personale e ad altre due sedi distaccate (DOK Tanthof e DOK Voorhof), del flusso di creatività e energia che ispira gli abitanti di Delft.
Il mondo cambia così come i formati, ma la gente avrà sempre bisogno di storie. Il Dok spinge al massimo la creatività e l’innovazione tecnica e ha l’ambizione di essere sempre un passo avanti, per cui manda in giro per il mondo i suoi Shanachies (l’antico nome irlandese dei cantastorie che offrivano i loro racconti in cambio di vitto e alloggio) a raccogliere le best practices nelle biblioteche,
e “se esiste una libreria 2.0, il Dok diventerà 3.0”.
Nell’idea che la biblioteca non deve essere un gigante immobile ma deve pensare “oltre le sue mura” per raggiungere le persone, il Dok ha posizionato in giro per la città (stazioni ferroviarie, ospedali, cinema, teatri ) i Tank U, ossia delle postazioni che permettono a chi possiede device dotati di Bluetooth di scaricare gratuitamente tanti contenuti, con la certezza che verranno ripagati, prima o poi, con una visita.
Pensando ai ragazzi, ha invece ideato dei campi estivi, con laboratori di danza, canto e recitazione, e in cui insegna a realizzare un giornale o una trasmissione tv. Gli strumenti sono gli stessi del DOK Studio, uno studio mobile, dotato di telecamere, sistemi audio, programmi di editing, con cui gli studenti delle scuole superiori possono realizzare storie su temi di attualità come l’abuso di alcol. Questi strumenti portano molti ragazzi in biblioteca, così come la disponibilità di console per giocare. Una buona pratica raccolta a Chicago ha infatti dimostrato che alcune biblioteche che promuovono attivamente il gioco sono frequentate da un un numero di adolescenti più alto della media. Tra questi ragazzi, la circolazione dei libri raggiunge il 70%.
Dopo aver lasciato mollichine di pane sul percorso che porta dritti all’ingresso del Dok, cosa trovano le persone al suo interno? Quando si entra in un museo o in una biblioteca, si abbassa la voce e si toglie la suoneria al cellulare. Al Dok si parla a voce alta, si gioca, si interagisce con l’ambiente studiato fino all’ultimo dettaglio per favorire l’interazione. Magari davanti a un caffè, zuccherato con la giusta dose di wi-fi, proprio ora che si sente tanto parlare di limitazione all’uso dei portatili nei bar. Tutto è focalizzato “sul fare”.
Può capitare di imbattersi in una mostra di qualcuno di molto familiare. “Dok Agorà – lo storyboard della tua vita” è il progetto che permette di farsi aiutare da un team specializzato a realizzare una mostra su una storia personale. Lo staff effettua riprese e interviste e si occupa della post produzione, per poi mostrare il tutto sui maxischermi. Un omaggio a una persona, a un tempo e a una città che rappresenta un ottimo strumento di coesione sociale, perché di fronte alla mostra le persone si riconoscono, commentano e dialogano condividendo le proprie storie.
Allo stesso tempo si trovano mostre d’arte, conferenze, spettacoli, reading, concerti e scaffali con rotelle, pronti ad essere spostati per ospitare attività e, soprattutto si incontrano persone, perché alla gente piace passare qualche ora in biblioteca.
Non dimenticate che abbiamo iniziato il viaggio dicendo che il Dok è una biblioteca. In un contesto simile, viene quasi spontaneo prendere un libro, in qualunque formato. E i bibliotecarisono lì, figure più solide che mai, ma dotate di tante nuove competenze, dal content management al marketing in-store, perché i bibliotecari di oggi sono le guide ai supporti di domani, e aiutano gli utenti a districarsi nel mare di informazioni e a usare le nuove tecnologie.
(Fonte: http://www.pianetaebook.com REDAZIONE, 4 APRILE 2011)

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